A me il treno mi ha salvato la vita,
mi ha restituito una libertà mancata,
quando guidare provoca attacchi di panico,
a me il treno mi ha salvato la vita,
mi ha reso l’autogestione del mio tempo,
la possibilità di perdermi nel paesaggio,
di sognare ad occhi aperti,
di riposare,
di avere del tempo per i miei pensieri,
come a metterli in fila , ad ordinarli..
A me il treno mi ha fatto dono del libero arbitrio,
senza dover dipendere,
senza chiedere niente,
con la discrezione di chi possiede sé stesso.
tiZ
In quanti possiamo dire di possedere il “sé stessO?” Inteso come il nostro tempo, la nostra libertà, la nostra autonomia, i nostri movimenti, la nostra volontà? Presi come siamo dal quotidiano, dal reiterare delle nostre giornate, dal ripetersi di una malinconica cadenza?
Eppure c’è chi possiede la volontà, il desiderio di muoversi in autosufficienza ma è ostacolato dalle barriere architettoniche che sono intorno a noi. Riporto un singolare esempio : la stazione della linea 2 di Cavour di Napoli non è fornita né di scale mobili né di ascensore. E chi ha una disabilità come potrà prendere il treno? Come potrà raggiungere il posto di lavoro? Se è pur vero che per muoversi all’interno della città c’è a pochi passi la metropolitana collinare, chi deve raggiungere un’altra provincia sarà costretto ad allungare di molto il proprio viaggio.
L’associazione no-profit #vorreiprendereiltreno si batte ogni giorno, con campagne di sensibilizzazione e progetti concreti, per abbattere barriere architettoniche, ma soprattutto sociali e culturali. Per rimuovere cioè quegli ostacoli che impediscono ai cittadini (non solo con disabilità) di avere un ruolo attivo e partecipe all’interno della società, con pari opportunità rispetto agli “altri”.
Questa battaglia nasce da un post pubblicato da Iacopo Melio, studente fiorentino di Scienze Politiche, che ha voluto affrontare in maniera ironica il tema della disabilità e delle barriere architettoniche. In una sorta di appello alla politica, Iacopo ha ricordato quanto difficile sia la vita dei cittadini nel compiere anche i gesti più scontati, laddove ci siano dei problemi oggettivi di mobilità. Anche prendere un mezzo di trasporto pubblico diventa una vera impresa, se non addirittura un’utopia, dovendo affrontare ogni genere possibile di barriera: da quella architettonica a quella culturale e sociale.
“Sono single per forza, non piglio l’autobus!”, era il titolo del post. Sì perché potersi spostare liberamente non significa solo poter andare a lavoro, a scuola o visitare le bellezze del nostro Paese. Viaggiare significa essere cittadini attivi e parte di una comunità, significa tessere delle relazioni sociali e quindi, sì, garantire anche il diritto di essere amati.
Vi invito a visitare il sito Vorrei prendere il treno e a sostenere la causa. Essere liberi di usufruire di un mezzo pubblico è un diritto inalienabile di ognuno di nOi.
Come Sostenere la Onlus #vorreiprendereiltreno e tutti i progetti
tiZ
Capisco benissimo. Purtroppo non si buttano giù dalla rupe i disabili come facevano gli spartani … adesso a parole ci si rende conto si battaglia e si chiede anche scusa e poi si è fatto sempre meno.
Visitero il sito.
Sherabientot
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Grazie shera a buon rendere 🙂
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Una splendida iniziativa.
L’oggetto di sempre nuove accuse è anche il mezzo (non solo in senso lato) tramite cui entrare in contatto con la realtà circostante, in ogni sua sfaccettatura non solo legata al dovere.
Vado subito a leggere!
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Infatti, l’oggetto non è il mezzo ma il sistema che lo governa !! Grazie Vale
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avevo visto questa iniziativa, l’avevo seguita con interesse. Purtroppo le barriere architettoniche in Italia sono ancora tantissime
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Amica sono tantissime Sì. . Che ne pensi di una menzione al nostro prossimo raduno ?
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Ci sto
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benissimo, coinvolgeremo tutti come tu sai fare 😉
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😀
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i disabili, per loro sfortuna, ha già un grosso handicap. Se poi noi, più fortunati di loro, ne creiamo di altri artificiali. Alllora vuol dire che non amiamo chi è più sfortunato di noi.
Ottima iniziativa la vostra.
Sereno fine settimana
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