Letti in trenO – Sándor Márai – Le Braci

Un libro profondo, che può arrivare a mutare il modo di vedere gli affetti, i legami, il destino : immutabile sopra di noi, un intreccio definito nella catena del nostro DNA. La risposta all’inalterabilità della nostra natura, dei nostri difetti e delle nostre debolezze. L’epilogo crudele di una domanda senza risposta: che non giungerà mai, che, forse, si sceglierà di non ascoltare, poiché troppo vili o troppo fieri del duro cammino che si è dovuti intraprendere fino al momento del rincontro.

Autoscatto con cOnsiglio – tiZ On Cartaresistente

“Nessuna parola poteva definire il loro rapporto. Non erano né fratelli né amanti. Esiste qualcosa di diverso, e se ne rendevano oscuramente conto. Esiste una fratellanza particolare che è più stretta e più profonda di quella che unisce i gemelli nell’utero materno. La vita aveva mescolato i loro giorni e le loro notti, ciascuno dei due era consapevole del corpo e dei sogni dell’altro.”

“Il fanciullo e la balia pensavano che a questo mondo vi era qualcosa in comune fra tutte le cose.”

“Vissero insieme sin dal primo istante, come gemelli nell’utero materno. Non ebbero bisogno di stringere patti di amicizia come fanno di solito i ragazzi della loro età, che indulgono con passionalità enfatica a rituali ridicoli e solenni, nella forma inconsapevole e grottesca in cui il desiderio si manifesta tra gli uomini quando decide per la prima volta di strappare il corpo e l’anima di un’altra persona al resto del mondo per possederla in maniera esclusiva. Il senso dell’amore e dell’amicizia è tutto qui. La loro amicizia era seria e silenziosa come tutti i grandi sentimenti destinati a durare una vita intera. E come tutti i grandi sentimenti anche questo conteneva una certa dose di pudore e di senso di colpa. Non ci si può appropriare impunemente di una persona, sottraendola a tutti gli altri. “

“Non c’è nulla di più raro, tra i giovani, di un sentimento disinteressato che non chieda soccorso ne esiga sacrifici in cambio. La gioventù si aspetta sempre un sacrificio da coloro nei quali ha riposto le proprie speranze. I due ragazzi si rendevano conto di trovarsi in una condizione ineffabile, meravigliosa, una sorta di stato di grazia.”

“Sentiva la musica con tutto il suo corpo, se ne abbeverava come un assetato, l’ascoltava come un prigioniero che tenda l’orecchio al suono di passi che si avvicinano e che gli portano forse la notizia della liberazione.”

“Era come se all’improvviso gli oggetti avessero acquistato un senso, come se volessero dimostrare che ogni cosa al mondo possiede un significato solo in riferimento agli uomini, solo se diventa parte integrante del loro destino e delle loro azioni.”

«Vorrei proprio sapere» prosegue il generale come se stesse parlando tra sé «se l’amicizia esiste veramente. Non mi riferisco al piacere occasionale di due persone che si rallegrano di essersi incontrate perché a un certo punto della vita si trovano a ragionare nella stessa maniera su determinate questioni, si scoprono gli stessi gusti e preferiscono gli stessi svaghi. Tutto questo non ha niente a che fare con l’amicizia. A volte mi sembra quasi che essa rappresenti la relazione più intima che esiste nella vita… Forse per questo è talmente rara. E su cosa si fonda, allora? Sulla simpatia? E un termine improprio, troppo blando: non si può dire che la simpatia sia sufficiente a indurre due persone a farsi carico l’una dell’altra nelle situazioni più critiche della loro esistenza. Su che cos’altro, dunque? Non c’è forse un pizzico di eros al fondo di tutte le relazioni umane? […]- che l’amicizia è il rapporto più nobile che esista fra gli esseri umani.”

«E per sfuggire alla solitudine gli uomini indulgono volentieri a rapporti confidenziali di cui in seguito si pentono, ma che per qualche tempo permettono loro di illudersi che la confidenza sia già una forma di amicizia. Naturalmente in questi casi non si tratta mai di vera amicizia. Ci si immagina – e mio padre ne era ancora convinto – che l’amicizia costituisca un servizio. L’amico, così come l’innamorato, non si aspetta di veder ricompensati i suoi sentimenti. Non esige contropartite per i suoi servizi, non considera la persona eletta come una creatura fantastica, conosce i suoi difetti e l’accetta così com’è, con tutto ciò che ne consegue. Questo sarebbe l’ideale. E in effetti: vale forse la pena di vivere, di essere uomini, senza un ideale come questo? E se un amico ci delude perché non è un vero amico, possiamo forse metterlo sotto accusa, rinfacciargli il suo carattere, la sua debolezza? Quanto vale un’amicizia in cui apprezziamo l’altro per le sue virtù, per la sua fedeltà, la sua perseveranza? Quanto vale un’amicizia che ambisca a essere premiata? Non abbiamo forse il dovere di accettare l’amico infedele esattamente come quello fedele e pieno di abnegazione? Non è forse questo il contenuto più autentico di ogni relazione umana, un altruismo che dall’altro non esige nulla e non si aspetta nulla, assolutamente nulla? E che quanto più dà tanto meno si aspetta di essere contraccambiato? Chi dedica all’altro tutta la confidenza della giovinezza e tutta l’abnegazione dell’età virile, oltre al dono più prezioso che un essere umano possa offrire a un suo simile – la fiducia più appassionata, cieca e assoluta -, e si vede ripagato con l’infedeltà e l’abbandono, ha forse il diritto di offendersi, di volersi vendicare? E se colui che è stato tradito e abbandonato si offende, se grida vendetta, era davvero un amico? Vedi sono queste le domande alle quali mi sono sforzato di rispondere quando sono rimasto solo. Naturalmente la solitudine non mi ha fornito alcuna risposta.»

«Ma in fondo all’animo nascondevi un impulso spasmodico, il desiderio di essere diverso da quello che eri. E’ il tormento più crudele che il destino possa riservare a un uomo. Essere diversi da ciò che siamo, da tutto ciò che siamo, è il desiderio più nefasto che possa ardere in un cuore umano. Giacché l’unico modo per sopportare la vita è quello di rassegnarci ad essere ciò che siamo ai nostri occhi ed a quelli del mondo. Dobbiamo accontentarci di essere fatti in un certo modo e sapere che, una volta accettata questa realtà, la vita non ci loderà per la nostra saggezza, nessuno ci conferirà una medaglia al merito solo perché ci siamo rassegnati a essere vanitosi ed egoisti, o calvi e panciuti – no, in cambio di questa presa di coscienza non otterremo né premi né lodi. Dobbiamo sopportarci quali siamo, il segreto è tutto qui. Sopportare il nostro carattere, la nostra natura di fondo, con tutti i suoi difetti, il suo egoismo e la sua cupidigia, che non saranno corretti né dall’esperienza né dalla buona volontà. Dobbiamo accettare che i nostri sentimenti non siano contraccambiati, che le persone che amiamo non rispondano al nostro amore, o almeno non nel modo che vorremmo. Dobbiamo sopportare il tradimento e l’infedeltà, e soprattutto la cosa che ci riesce più intollerabile: la superiorità intellettuale o morale di un’altra persona.»

«Nella solitudine si impara a comprendere ogni cosa, e non si ha più paura di niente. Certi esseri umani, che portano in fronte il segno del favore degli dèi, si ritengono degli eletti, e nel loro modo di affrontare il mondo c’è una sorta di sicurezza compiaciuta »

«L’istinto, questo fenomeno misterioso, questo sesto senso che è più delicato e preciso dell’olfatto e della vista, l’aveva messo in allarme»

«Sì, le parole ritornano. Tutto ritorna, le cose e le parole girano in cerchio, talvolta fanno il giro del mondo, poi un bel giorno si incontrano, si riuniscono e il cerchio si chiude.»

«E sento confusamente che quel giorno le cose hanno cominciato finalmente a parlarmi. In questi casi bisogna ascoltare con molta attenzione, mi dico. Perché in giorni come questi il particolare linguaggio simbolico della vita si rivolge a noi in mille modi, tutto diventa avvertimento, tutto, purché si riesca a comprenderlo, diventa segno e immagine. Un bel giorno le cose giungono  a maturazione e danno una risposta alle nostre domande. »

«Cosa si può domandare con le parole? E quanto vale la risposta che una persona affida alle parole, invece di esprimerla con la realtà della sua vita?… Vale ben poco. […] Sono estremamente rare le persone le cui parole coincidono alla perfezione con la realtà della loro vita. Forse è il fenomeno più raro che esista al mondo. (…) non intendo dire che il mondo sia fatto di bugiardi. Penso però che è inutile accumulare esperienze, conoscere la verità, perché non siamo in grado di cambiare la nostra natura di fondo. Forse il massimo che possiamo fare nella vita è adattare alla realtà del mondo, con intelligenza e cautela, la realtà immutabile della nostra natura. Di più non possiamo fare. E neanche questo ci renderà più saggi o più resistenti…[…] qualsiasi cosa io ti chieda e qualsiasi cosa tu mi risponda non servirà a cambiare i fatti.»

«Il fatto è che noi amiamo sempre i diversi da noi, e continuiamo a cercarli in tutte le circostanze. Ed è questo uno dei misteri della nostra vita. Quando due esseri uguali si incontrano, la si considera una fortuna, un dono della sorte. Ma gli incontri di questo genere sono disgraziatamente rari, come se la natura facesse di tutto, usando la forza e l’astuzia, per impedire che si formi una tale armonia – forse perché ha bisogno, per ricreare il mondo e rinnovare la vita, della tensione che si sviluppa tra individui che, pur vivendo secondo ritmi e tendenze discrepanti, si rincorrono eternamente.»

«E anche se ottenessimo tutto dalla vita, se trionfassimo di tutte le difficoltà, l’unica cosa che non potremmo mai fare è cambiare i gusti, le inclinazioni, i ritmi di vita di una persona, annullare la diversità che caratterizza la persona che conta, quella a cui ci si sente legati.»

«[…] Essa vi comunicava qualcosa che non è possibile esprimere con le parole o con gli atti. Probabilmente vi permetteva anche di comprendervi, […] Odio quel linguaggio melodioso e incomprensibile che permette a certe persone di comunicarsi con disinvoltura cose vaghe, insolite; a volte ho perfino l’impressione che che con la musica ci si comunichi qualcosa di sconveniente, di immorale. […] Questa, non avendo nessun significato definibile a parole , deve possederne uno più pericoloso, visto che riesce a commuovere così intensamente le persone accomunate non soltanto dall’orecchio musicale , ma anche dal sangue e dal destino.»

«Esiste una cosa peggiore della morte e di qualsiasi sofferenza, la perdita della stima di sé. Quando si viene colpiti da una o più persone nella stima di sé, che costituisce la nostra dignità di uomini, la ferita è talmente profonda che neanche la morte può porre fine a questo tormento. E’ una questione di vanità, mi dirai. Di vanità, si…e tuttavia la stima di sè è il contenuto più profondo della vita umana. Ecco perché quelli che temono di perderla accettano qualsiasi soluzione, anche la più vigliacca – guardati intorno e vedrai che la vita degli uomini è piena di mezze soluzioni come queste: l’uno si staccherà dall’essere che ama, l’altro rimarrà sul posto e si chiuderà nel silenzio, nella perenne attesa di una risposta.»

Citazioni amate, odorate, sottolineate di ‘ Le Braci.

tiZ

31 pensieri riguardo “Letti in trenO – Sándor Márai – Le Braci

  1. cara tiZ io prendo nota perché concordo che siano citazioni che non lascaino il segno…Rischio di rendere irriconoscibile il libro all’Editore, perché al contrario di quanto mi è stato insegnato a scuola, io i libri li “uso”, sottolineo con la matita e faccio perfino le “orecchie” alle pagine. Ho però un problema, credo comune a parecchi: se la sera leggo, addio scarabocchi tra fogli e schermo, addio ai crucipuzzle di idee in ordine rigorosamente sparso che fanno a gare per essere sbattuti sulla tastiera. Sono lacerato dal conflitto…Ma tra poco arriva l’estate e di solito la mia media di libri letti schizza tipo atleta dopato. Entra di diritto nella lista della spesa…Dovrei ringraziarti, ma visto quanto mi fai sentire in debito di letture, t’azzecco solo la stelletta di apprezzamento 😉 E che song’ permaloso.

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  2. L’ho amato. Bellissimo. Ero lì ad ascoltare i protagonisti. Davanti al fuoco. Ero lì dentro, quelle pagine blu.
    È stato un libro importante, per me. Un libro che, per alcuni versi, mi ha fatto sentire più grande in poche ore. Un libro… Caspita, capolavoro!

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  3. Nel mio caso credo più che di me, abbia parlato alla me di quel momento. Alla me che poco si sentiva importante per qualcuno. Alla me che cercava ricchezza interiore. Alla m’è che aveva fame più che mai di parole. Ecco… Credo sia andata così (l’ho letto tanto tempo fa ed al ricordo si risvegliano queste sensazioni.)

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    1. È bello che un libro di un perfetto estraneo sia la risposta alle nostre domande. A me ha aiutato a definire i rapporti che all’improvviso si chiudono, alla ricerca della verità, a quel punto che non riesci a mettere . Come fosse la spasmodica ricerca di attribuire una colpa a qualcuno o a qualcosa. E invece scopri che non è responsabilità di alcuno ma solo la ricerca del nostro posto nel mondo che muove lontano dagli altri.

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      1. Il punto che non riesci a mettere. La ricerca di attribuire la colpa. La ricerca del nostro posto nel mondo che muove lontano dagli altri.

        Ho scritto questo tre punti della tua risposta sperando di non dimenticarli. Fondamentali. Siamo noi.
        Grazie.

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