Casi Esistenziali – Ogni bucO è veramente pertuSo?

Riconosco quell’impermeabile entrare in banchina ancor prima di guardare il volto. Scarpette blu sotto il pantalone classico, capelli rigorosamente pettinati a destra, ingelatinati in tutto il loro riporto ben spalmato su quella testa attempata.
Lo seguo con la coda dell’occhio, interrompo la traccia musicale “esercizi di respirazione per attivare la ghiandola pineale” ed entro dopo di lui, qui alla fermata di Museo.
La modalità è sempre la stessa: si avvicina al primo giovane seduto e lo fa alzare per cedergli il posto, poi comincia a parlare di questo e di quello per attirare l’attenzione. E ogni volta si fa intorno a lui capannello, saltando di palo in frasca passa dalla politica ai fatti di cronaca, alla sua avvincente storia personale. È lui, l’uomo dalle tre lauree, un personaggio carismatico e teatrale.
Comincia col chiedere consigli sull’acquisto di un cellulare e il gruppo numeroso di ventenni propone e suggerisce divertito uno degli ultimi modelli.
– Ma si collega ad internet? –
– E whatsapp si può installare? –
È tutto un coro di: “Sii, come no! È il migliore. Ha la memoria più capiente e prestazioni di ultima generazione. ”
– Lo devo regalare alla mia ragazza, sapete quella ci tiene. –
– Vostra figlia? –
– Nooo, ma che dite quella è la mia fidanzata. Che c’avrà cinquant’anni? Ma la testa è di una ragazzina. – Gesticola con fare interrogativo ed enfatico.
– Brava, così si deve rimanere, no palle al piede !! – Esclama la ragazza in piedi davanti a lui.
– No, quella è proprio una ragazzina, vuole sempre qualcosa, nun c”abbàst maje nientè !! –
– Eh, o sàcc” pur io. – Appunta il ragazzo alla sua destra. – Tùtt e femmèn sò” accùssì !! –
– Che poi quella mica ha solo me? Ehhh, siamo in quattro, cinque. Ma sempre da me viene. –
– Ma come potete permetterlo? – Chiede uno del gruppo.
– Ehhh, ragazzi sapete come si dice? Dove c’è gusto non c’è perdenza!! –
Ma la ragazza davanti a lui lo rimbrotta lapidaria – No, chèll si dicè: ca’ Ognì buc è pertùS!! –

Una risata si solleva in questo vagone, coinvolgendo tutti i passeggeri.
Nascosta nella folla sento un ” Bravo!! Grande!! ”
E un applauso da ‘ prima teatrale ‘ scroscia rumoroso sovrastando lo stridore delle rotaie.
Scendo, nell’ilarità generale, mentre nella mia mente si stampa un fermo immagine atavico:
” Dottò scusate ma che è successo ?


Certi incontri fanno dei giri immenSi e poi ritornano esattamente come li avevi laSciati; certe fermezze di questi tempi sono fondamentali per andare avanti….

L’ amore è quella cosa che tu stai da una parte, lui dall’ altra, e gli sconosciuti si accorgono che vi amate…chest’ è!
Massimo Troisi

tiZ

39 pensieri riguardo “Casi Esistenziali – Ogni bucO è veramente pertuSo?

  1. Da buon napoletano riesco a rivedere dal tuo racconto tutto il teatrino con tanto d’applauso e il buon Pazzaglia di turno!
    Però diciamoci la verità, questo teatro-mobile (altro che “festa mobile”!) è tutto nostrano ed è forse uno degli strappasorrisi quotidiani in mezzo a tante desolanti e spiazzanti brutture!!
    Quando le repliche? 😊

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  2. In altri luoghi, anzi meglio, non-luoghi (come lo sono i blog) il commento che ho carico in canna-di-dita non lo avrei sparato. Sarebbe finito nel calderone delle etichette e clichè. Qui, mi sento a casa – grazie tiZ! – e perciò posso scrivere della “teatralità” del popolo napoletano.
    L’hai descritta in maniera genuina. Senza campanilismi. E è una cosa grandiosa.
    La teatralità è parte integrante della cultura napoletana.
    In questo tuo post c’è Eduardo De Filippo: il treno – per Eduardo il vicolo – animato da tanti personaggi dai mille espedienti e storie, inventate o vissute, cosa importa? Ciò che importa è la disponibilità dello spettatore/ascolatatore ad ascoltare, a crederci.Chi racconta, però, deve dare “spettacolo”, deve incuriosire. E’ il teatro della sopravvivenza umana, della vita quotidiana. E non sono d’accordo nella ripresa in video: il tuo atto di “guardare” ha una valenza “teatrale”, non diventare una tecno-voyeur, una “capera 2.0”! Nel raccontarlo qui ricevo quella parte di te (e mi riconosco) che scruta costantemente intorno, nella realtà circostante, nel tentativo – a volte rasentante l’ossessivo (parlo per me) – di cogliere e comprendere le contraddizioni, a volte dolorose, a volte drammatiche, a volte divertenti, a volte rigeneranti. E’ un modo per vedere noi stessi.

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    1. Sono contenta tu ti senta a casa, fratello di terra. Vero la gestualità napoletana è in grado di coinvolgere l’altro al punto di farlo entrare nella storia, partecipe: un momento estranei e un momento dopo esci a parenti 😉
      Questa confidenza così spinta tutta nostra a tratti diventa malaeducation e a tratti ti fa sentire parte di un “tutto”.
      Ps: capera? Giammai !!! E cmq non ci riesco a fotografare l’altro spudoratamente e cchiù forte e me 🙂

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