Incontrarsi: quando non te l’aspetti, in un vagone ferroviario, in un viaggio comune, nella condivisione di uno stesso istante di vita. Nella promiscuità, avvolti dalla folla, con il pensiero altrove. Guardarsi è un baleno che può svegliare ogni genere di curiosità, di rimembranza lontana, la luce, la rievocazione cosciente di Proust.
Ciò che mi piace negli altri viaggiatori, siano essi pendolari o meno, è ritrovare quelle esperienze simili che danno conforto, è guardare lo stesso spettacolo con occhi diversi, con la forma mentiS di un altro.
Albucci lo racconta nel suo blog ma anche nel suo ultimo libro “Gli Elefanti” .
Albucci, attraverso cinque racconti, mostra quella sfaccettatura curiosa di un viaggiatore a tratti passivo e a tratti lucido, nel guizzo sinaptico che apre porte chiuse e impolverate nella cantina della memoria.
Dentro questo scrittore ho letto tante volte la mia storia, nella sua implacabile chiave realistica, sognante e immaginifica.
E non ho potuto che immaginare le parole che avrei aggiunto al racconto come fossero state completamento (solo per forgiarmelo addOsso), accompagnate da una colonna sonora che avesse in me risvegliato un ricordo, un’ emozione o uno stato permanente dell’essere. Come fosse un discorso con l’autore, una chiacchierata con la persona in cui si scontrano e si incontrano vissuti analoghi, tracciati diversi che convergono alla stessa consapevolezza: si arriva ad un punto in cui la solitudine diventa necessità ma che l’incontro con l’ altro ne è il suo complementO.
Gli Elefanti racconta una realtà cruda e affilata a cui si raggiunge con l’ironia di Diego de Silva, la brutezza di Bukowski e la sognante verità di Murakami.
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Ogni mattina, i viaggiatori, attraversano le strade del mondo affrontando l’assurdo che lo abita, impegnati nel loro quotidiano sforzo a dare un significato alle proprie azioni. Durante una costante battaglia contro i ritardi, si consumano in giornate che attendono un segnale dal meglio. Le loro vite scorrono parallele a quelle degli altri passeggeri, eppure la sensazione che si ha è quella di viaggiare sempre soli.
Poi si ritrovano per caso in un’unica scena, in una qualche stazione di una periferia qualsiasi. Allora le loro storie personali diventano pezzi di un domino che precipiteranno uno contro l’altro. (cit. Roberto Albini)
Gli Elefanti – Il Libro
Gli Elefanti – I Viaggiatori
– La categoria Viaggiatori vuole essere un esperienza di condivisione, in cui raccontare e proporre il viaggio visto da altri blogger. Dopotutto scrivere è un modo per far circolare energia, partecipazione ed incanto. –
tiZ
* immagine di copertina Animetro Clarisse Rebortier & Thomas Subtil
Bello il punto di vista di una viaggiatrice! 🙂
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Grazie Mela, in effetti ho scelto ciò che più mi rappresenta
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Grazie della segnalazione
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allora fammi sapere 😉
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“La solitudine diventa necessità ma che l’incontro con l’ altro ne è il suo complemento”. Questa te la rubo e nemmeno ti cito 🙂 Grazie 🙂
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nun te permettere che scrivo tutta la recensione in napoletano !!
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Bari. Non saresti mai in grado di farlo.
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L’Autore ha ragione. Questa tua frase è davvero potente, Tiz. Dice una verità che senti sotto pelle, ma che sono le parole di un altro, in questo le tue, a mostrarti. Ti senti sfiorato, toccato e, nel condividere, provi gratitudine e invidia nei confronti di chi ha rimosso un velo dai tuoi occhi.
La recensione, che ho riletto con piacere, è bella ed evidentemente vissuta, da dentro. Sono un viaggiatore occasionale. Ma in quelle occasioni, sento di far parte della categoria che tu e Albucci descrivete. A questo punto, non posso che andare oltre e leggere i racconti di “Gli Elefanti”; così come continuerò a scrutarvi da qui, un po’ di sottecchi, mentre prendete posto in carrozza, piegate l’ombrello bagnato, litigate con i fili dell’auricolare, mettete da parte degli appunti e aprite un libro – di cui cercherò disperatamente di leggere il titolo -, alzate lo sguardo al finestrino, trasognati o concentrati, magari accigliati, anche dietro i vostri occhiali scuri; mentre sfiorate il cellulare e vi guardate intorno con aria annoiata, in attesa, e incrociate il mio sguardo, osservate il taglio strano della mia giacca, vi chiedete dove stia andando, cosa stia mangiando, nell’attimo in cui venite attratti da una conversazione in francese alle vostre spalle: lui ha la voce di bambù, accento africano, lei dev’essere una donna di mezz’età, dal tono pacato, la voce un po’ ruvida, se non vi sbagliate, stanno parlando di un bambino…
A presto!
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In verità la maggior parte delle volte dormo. Però è bello pure come dici tu 🙂
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Paolo è proprio come descrivi tu: sei una persona che sa guardare oltre. come pochi.
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Interessante condivisione!
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attendi le prossime paolo 🙂
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Certo. Intanto, marco tengo d’occhio anche l’Albucci… A presto
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Presto lo comprerò!
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dici che ti ho convinto? 🙂
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In realtà lo sono da quando lo seguo qui su WordPress…
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Hai ragione, Ysi. Molto convincente!
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Interessante è il tuo punto di vista come viaggiatrice e come lettrice. Una bella recensione che invoglia a conoscere meglio questa raccolta di racconti.
Sereno pomeriggio.
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Grazie Gian anche a te 🙂
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un sorriso
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Il viaggio di tiZ nel viaggio di Albucci ! Che trip! Stabbbbene tiZ. Sappi che se ti serve una mano per quella rece in napulitane i’ stong’ acca’.
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sapevo di poter contare su di te 😉
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