La fine delle scuole, il traffico labile degli studenti e la curiosità dei turisti albergano i miei viaggi. Senza ansia mi trattengo un po’ al lavoro e perdo puntualmente uno / due treni. Vivo ad un ritmo a cui non sono abituata, le giornate si dilatano e appaiono lunghe e si fa il punto sulle cose realizzate e si cerca di recuperare tutte quelle assenze per colpa della fretta.
Una coppia alla mia destra sta discutendo da quando sono salita.
L’uno di fronte all’altra, lei agita la mano per muovere l’aria calda e lo affronta decisa. Come se all’improvviso fossero arrivate tutte insieme le sue consapevolezze e tutte quelle risposte lasciate a metà.
– Tu mi sminuisci, mi avvilisci, mi fai sentire debole, non mi lasci sbagliare. Perché non prendi in considerazione il punto di vista?-
– Ma quannO mai.- E’ l’unica espressione che lui riesce a dire, perché lei lo sovrasta di tutti quei “mi ricordo” e “quella volta” e “tua mamma” e “tutte le volte che non hai preso le mie difese” .
Non vedo niente nei suoi occhi, non si è aperta nessuna domanda e forse, diciamocelo, non è quello il posto per chiarire anni e anni di mancate risposte e di assenza di complicità, protetti nella scusa della fretta e di “ci sono cose più importanti a cui pensare”.
E’ facile, basta fare così, nO?E’ necessario che mi alzi e cambi posto e il problema non esiste più.
Riprendo il libro tra le mani e affronto le parole e il dolore che mi causano. Mi è capitato di essermi commossa più volte in pubblico e devo essere onesta non riesco a leggerne più di 20 pagine, ne sono profondamente attratta anche se mi fa male da morire. Se scava sotto quella polvere, dentro tutte le parole Omesse, nel pensiero di tutti quei gesti mancati.
Qual’è il momento preciso in cui due persone smettono di parlarSi veramente? Di guardarsi negli occhi e scoprirsi emozionati e vicini e compassionevoli.
Quale è stato il momento in cui abbiamo aperto quella porta e abbiamo lasciato entrare l’altro, dicendo di fare piano e di aspettare i tempi e i silenzi. Perché il primo istinto, quando ci si mette a nudo, è solo di scappare, di cominciare a correre più forte possibile ..
“Perché non obbligano la gente a ottenere una licenza per l’uso di determinate parole, così come è richiesto il porto d’armi? ”
David GrosSman – Che tu sia per me il coltello.
tiZ
libro molto bello, come le tue riflessioni
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Bel libro sì 🙂
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è proprio un bel libro…
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Un bel coltello ..
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Certi libri aprono porte, pensieri e sentimenti. Grossman è bravissimo in questo “gioco”
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E mica me lo avevi detto 😉
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Mica me lo avevi chiesto! 😉
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Aahah la prossima volta, fallo :*
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Grossman non lo conosco nel senso che non ho letto nulla di suo. Mi limto a seguire le tue parole.
Dolce pomeriggio
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Questo è il secondo, prima lessi ” qualcuno con cui correre” bellissimo .
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Dovrò colmare queste lacune
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Allora fammi sapere 😉
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… da un po’ quel libro mi frulla in testa… e mi sa che è giunto il momento di leggerlo…
bei pensieri… un po’ malinconici ma belli… 🙂
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è un libro assurdo, soffocante, disarmante e dilaniante, stai attenta 🙂
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… ecco… sai che non puoi fare così?
perchè so già che starò malissimo… ma forse servirà…
‘naggiatté!
😀
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ahahha, guarda ne hanno fatto una versione mOooolto più light un certo “Le ho mai raccontato del vento del Nord
Romanzo di Daniel Glattauer”. incuriosita sono andata in libreria a leggere qualche pagina, una passeggiata in confronto 😉
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… in questo momento di stupidera folle e fragilità emotiva dovrei stare alla larga anche dai cartoni animati dei Pokemon!!
ma vincendo la stupidera… ci casco di continuo… quindi mi sa che mitocca! 😀
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in bocca al lupo allora, Oops 🙂
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